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Gruppo choc su Facebook: Garante Pivacy, anche quella foto lede la dignità della persona

si riporta la nota del Garante del 22.02.2010

L'Autorità Garante per la privacy prende atto che il gruppo choc su Facebook contro i bambini down è stato doverosamente e tempestivamente oscurato.
Nello spazio utilizzato dal gruppo appariva anche la foto di un neonato con una scritta ingiuriosa sulla fronte. L'immagine è stata ripresa da alcune testate, seppur in un contesto di generale riprovazione di quanto accaduto, senza l'adozione di accorgimenti che la rendessero anonima.
A tale riguardo, l'Autorità invita i mezzi di informazione che intendano documentare questo grave episodio - agenzie di stampa, giornali, quotidiani on line, Tg - ma anche gruppi attivi su Internet, a non rendere in alcun modo riconoscibile il bambino oggetto dello sfregio, avendo l'accortezza di oscurarne o pixelarne adeguatamente il volto.
La foto, al di là della concreta possibilità di consentire l'identificazione del neonato, è in sé lesiva della dignità della persona.
Il Garante ha deciso, altresì, di inviare ai direttori di tutte le testate giornalistiche, sia dei quotidiani che delle tv, una lettera per richiamare al più scrupoloso rispetto dei principi sanciti dal Codice deontologico dei giornalisti e dalla Carta di Treviso, in particolare quando si tratta di dare notizie riguardanti minori e persone affette da problemi di salute.

Vittime di violenza sessuale: stretta privacy

Non si possono pubblicare dettagli che possano rendere indentificabili le vittime di violenza sessuale. Tanto più quando si tratta di minori.
E' il richiamo del Garante privacy ai media a seguito della pubblicazione di notizie di agenzie che, nel riferire di un caso di violenza sessuale subita in famiglia da una minore, hanno pubblicato dati identificativi del padre, del fratello e di un vicino di casa arrestati per aver commesso il fatto. Il Garante ricorda che, anche quando questi dettagli fossero stati forniti da fonti ufficiali, i mezzi di informazione sono tenuti a non diffondere elementi che, anche indirettamente, portino all'individuazione di vittime di violenza sessuale. La pubblicazione di tali elementi contrasta con i principi fissati dal Codice deontologico dei giornalisti e risulta ancora più grave se si tiene conto che la vittima è una persona minore.


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