Sono
più insidiosi dei cookie. Soprattutto, a differenza dei cookie, sono
difficilmente cancellabili. Sono i supercookie, in linguaggio tecnico
unique identifier headers, stringhe di codice che vengono "iniettate" in
ogni richiesta di Http fatta dall'utente al mobile carrier. La
rivelazione del loro utilizzo da parte dei grandi carrier Usa ha
scatenato polemiche che hanno portato Verizon e At&T a modificare le
proprie politiche privacy.
Ma
il supercookie ora sembra affacciarsi anche fuori dagli Usa. Lo
sostiene il gruppo Access Now, organizzazione internazionale a difesa
dei diritti digitali, che ha monitorato le tecnologie di tracciamento
adottate in 164 Paesi e la navigazione di 180mila utenti attraverso un
sito di suo creazione, Amibeingtracked.com. Ne emerge che viene
"monitorato" dai supercookie il 15,3% degli utenti sparsi in 10 Paesi
fra cui Cina, India, Messico, Marocco e Venezuela.
“I
supercookie utilizzati fuori dagli Usa sono potenzialmente più
pericolosi perché in molti di questi Paesi si naviga via smartphone”
commenta Deji Olukotun senior global advocacy manager di Access Now.
Gli
header agiscono come i cookie su personal computer, lasciando cioè
piccolo pezzi di codice quando l’utente visita un sito. A differenza dei
cookie, però, i loro parenti “super” in genere non possono venir
cancellati. Access Now in particolare sottolinea che non è a conoscenza
di operatori che permettano ai propri utenti di decidere l’”opt out”.
Access
Now ha riscontrato che gli operatori di tre paesi - Messico, Spagna,
Cina e India - stanno trasmettendo informazioni sugli utenti a terzi,
pur ignorando se gli header in questi casi vengano utilizzati per
analisi interne o per intenti commerciali.
Jacob
Hoffman-Andrews, dell'Electronic Frontier Foundation sostiene che l'uso
dei supercookie dovrebbe avvenire solo su base opt-in: ogni deroga è
insensata. "Si tratta di una tecnologia così invadente che l’opt-out
risulta insufficiente”.
Fonte: Il Corriere delle Comunicazioni