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Il Protocollo GlobalGap

Il Protocollo GlobalGAP, voluto ormai da quasi un decennio da un lungimirante gruppo di operatori della Distribuzione Organizzata e rappresentanti di gruppi di produttori europei (Euro Retailer and Produce Working Group), è una risposta a carattere volontario che intende stabilire regole comuni applicabili da qualsiasi fornitore di ortofrutta della Moderna Distribuzione. GlobalGAP si è imposto quale elemento chiave di riferimento per l’applicazione delle Buone Pratiche Agricole (le Good Agriculture Practices, appunto) sul mercato globale, trasferendo e interpretando le richieste dei consumatori in requisiti per la produzione agricola.

I contenuti della norma

La norma risponde alle più comuni richieste dei mercati e dei consumatori, sempre più attenti ad aspetti specifici fino a qualche tempo fa non considerati. Gran parte dei requisiti del Protocollo sono, in Europa, già coperti da norme cogenti a volte poco conosciute dagli oepratori del settore. Gli elementi principali sviluppati da GlobalGAP sono riassumibili nelle seguenti tematiche:
  • Salute, sicurezza e welfare dei lavoratori;
  • Tutela e conservazione dell’ambiente;
  • Gestione dei rifiuti e residui aziendali e loro riutilizzo;
  • Tracciabilità;
  • Gestione consapevole degli OGM e del materiale di propagazione;
  • Gestione del suolo e della fertilizzazione;
  • Gestione delle risorse idriche e irrigazione;
  • Difesa integrata delle colture e corretto utilizzo dei fitofarmaci;
  • Gestione della raccolta e manipolazione dei prodotti in condizioni controllate di igiene e qualità.
La norma è suddivisa, per il settore ortofrutta fresca, in tre sezioni principali:
  • AF - All Farm, che comprende i requisiti applicabili a tutte le tipologie aziendali;
  • CB - Crop Base, per le aziende di produzione vegetale;
  • FV – Fruit and Vegetable, comprendente i requisiti specifici per l’ortofrutta.
Il numero totale di punti di controllo è di 236 e ad una parte di questi è stato attribuito un diverso peso ed importanza rispetto alla precedente revisione (ricordiamo che i requisiti sono distinti in Maggiori, Minori e Raccomandazioni).
Nel Protocollo è del tutto evidente un approccio deciso verso l’applicazione del metodo della produzione integrata, andando oltre il concetto di Buone Pratiche Agricole. L’attenzione è, infatti, rivolta alla conoscenza specifica delle tecniche di difesa adottate, ai metodi preventivi, alle attività di monitoraggio in campo ed alle modalità di intervento (“…favorendo il ricorso, per quanto possibile, a metodi non chimici”).
Gli operatori italiani vivono tutti i giorni le mutevoli richieste dei principali mercati di riferimento che pretendono in maniera sempre più stringente un elevato livello di garanzie sia dal punto di vista della sicurezza alimentare che, più in generale, della qualità dei prodotti. Garanzie che, non prescindendo dalle norme obbligatorie in materia (su tracciabilità, residui di fitofarmaci, autocontrollo igienico, imballaggi,sicurezza dei lavoratori, ecc.), a volte impongono ulteriori limiti agli operatori agricoli.
Tutto questo provoca, di fatto, una selezione degli operatori, sia a livello produttivo che distributivo, con progressiva emarginazione e scomparsa delle aziende non in grado di rispondere in maniera adeguata a queste richieste. D'altra parte, però, ciò rappresenta un’opportunità importante per tutte quelle aziende che hanno imboccato decisamente la strada della qualità, essendo capaci di gestire le differenti richieste dei mercati.



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