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Palestre, cortili e bagni delle scuole, situazioni di incuria


 

La 7a Commissione della Camera ha deliberato sullo svolgimento di un’indagine conoscitiva sulla situazione dell’edilizia scolastica in Italia. Vi si legge, fra l’altro, che se il profilo della sicurezza desta inquietudine e impone interventi urgenti, va anche considerato che “tutte le indagini internazionali sul rendimento degli studi confermano la centralità e la decisiva influenza positiva esercitata dalla confortevole e adeguata organizzazione degli spazi scolastici”.
La questione ben si adatta alla denuncia del rapporto di Cittadinanzattiva nel capitolo dedicato al benessere e l’igiene a scuola, dalle palestre ai cortili ai bagni. La scelta dello specifico argomento confort/spazi è efficacemente motivata dai dati raccolti nel rapporto secondo i quali il 28% delle scuole non possiede una palestra interna all’edificio. E se sono presenti, le palestre lamentano:
  • situazioni di pesante incuria che comportano distacchi di intonaco (19% dei casi), muffe ed infiltrazioni (24%);
  • barriere architettoniche (18%);
  • fonti di pericolo (23%);
  • nell’8% dei casi non hanno alcun tipo di attrezzatura;
  • quasi una su due (44%) è priva di cassetta di pronto soccorso.
I cortili, nella metà dei casi (47%) sono usati per le attività sportive. Nell’83% dei cortili ci sono aree verdi, ma sono ben curate solo nel 65% e attrezzate cure aree gioco sportive nel 36%.
Ai bagni invece il triste primato di ambiente più sporco: privi di sapone nel 41% dei casi, di asciugamano nel 53%, di carta igienica nel 50%. Elementi particolarmente gravi visto che è sempre più difficile poter contare sull’aiuto del personale scolastico nell’accompagnare i bimbi al bagno.
Per questo, Cittadinanzattiva, nel documento-rapporto del settembre scorso,   chiede di recuperare e costruire nuove palestre e migliorare le condizioni dei cortili per far sì che fare attività fisica a scuola sia un diritto di tutti gli studenti.

Garante: stop a Comune, troppi dati per l'iscrizione all'asilo nido

I genitori sono separati, divorziati, morti? Sono stranieri? Dove risiedono i nonni? Lavorano? quante ore a settimana e quale è il loro stato di salute. Sono invalidi? Queste sono solo alcune delle domande alle quali hanno dovuto rispondere le famiglie che volevano iscrivere i propri figli ad un asilo nido comunale lombardo. A un familiare però è venuto il dubbio che non tutti i dati richiesti fossero necessari e pertinenti, in particolare quelli relativi allo stato di salute e invalidità dei nonni, e si è rivolto al Garante privacy, il quale gli ha dato ragione.
Troppi e non indispensabili i dati chiesti dal comune per predisporre la graduatoria di ammissione all'asilo nido. E' stato questo il giudizio del Garante che ha dichiarato illecita la raccolta di un numero così rilevante di informazioni, spesso inutili e in alcuni casi di natura sanitaria, ed ha vietato al comune di raccoglierle di nuovo in futuro, limitandosi alla raccolta delle sole informazioni necessarie alla verifica dei criteri di iscrizione previsti dal Regolamento comunale.
L'Autorità ha ordinato inoltre al comune di cancellare i dati non pertinenti già acquisiti in violazione della disciplina sulla privacy. Nel definire la segnalazione l'Autorità ha rilevato un effettivo disallineamento tra i numerosi dati personali, anche sensibili, richiesti dal Comune nel modulo di domanda di iscrizione all'Asilo e quelli che il Regolamento comunale prende in considerazione per attribuire i punteggi della graduatoria di iscrizione al nido (attività dei genitori compreso l'orario di lavoro, presenza di persone invalide nel nucleo familiare, affidamento ai servizi sociali, numero dei figli, età, eventuali gemelli).








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