La
legittima esigenza di tutelare il patrimonio, di proteggersi da furti e
rapine con impianti di videosorveglianza, non autorizza i supermercati a
operare in violazione delle libertà fondamentali e della dignità di
dipendenti e clienti. Lo ribadisce il Garante in seguito ai risultati di
un'attività ispettiva nel settore della grande distribuzione, che ha
rilevato come numerose società non avevano rispettato le garanzie
previste dallo Statuto dei lavoratori, dalla normativa sulla privacy e
dal provvedimento generale in materia di videosorveglianza predisposto
dalla stessa Autorità.
Dagli
accertamenti disposti dal Garante, è emerso, ad esempio, che tra le
società sottoposte ad ispezione, cinque non avevano ottenuto un
preventivo accordo sindacale o richiesto l'apposita autorizzazione al
competente ufficio del Ministero del lavoro .A tal proposito, l'Autorità ha sottolineato che non è sufficiente che i
lavoratori siano stati informati o che abbiano addirittura acconsentito
all'installazione del telecamere per far venir meno le specifiche
tutele previste dalla normativa o lo stesso divieto di controllo a
distanza. Una sesta società,
a differenza dalle precedenti, aveva sì ottenuto l'autorizzazione
dell'ufficio ministeriale ad installare l'impianto di videosorveglianza,
ma non ne aveva poi rispettato tutte le prescrizioni.
Dalle
verifiche condotte, sia a campione sia in seguito a segnalazioni, dal
Nucleo Speciale Privacy della Guardia di Finanza, sono state riscontrate
anche altre violazioni: alcuni esercizi commerciali conservavano le
immagini per un arco temporale non giustificato da esigenze specifiche
(ad esempio, per ripetuti furti o rapine) così come invece stabilito dal
provvedimento generale del Garante in materia di videosorveglianza. Due
dei supermercati controllati dal Garante, inoltre, non avevano
provveduto a segnalare adeguatamente la presenza delle telecamere con
appositi cartelli o avevano omesso di indicare chi fosse il titolare del
trattamento. Il legale rappresentante di un supermercato aveva
addirittura dichiarato al nucleo ispettivo che l'impianto di
videosorveglianza non era in funzione, salvo poi doversi smentire di
fronte alle evidenze raccolte.
L'Autorità
ha dichiarato illecito il trattamento dei dati personali effettuato
dalle sei società tramite i sistemi di videosorveglianza e ha disposto
che tutti gli esercizi commerciali si adeguino entro trenta giorni alle
misure prescritte alla luce della normativa sulla privacy e dallo
Statuto dei lavoratori. Sono in arrivo ulteriori provvedimenti nei
confronti di altre società della grande distribuzione.
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13_11
Videosorveglianza senza ledere la dignità dei lavoratori
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